Non mi piacciono le recensioni dei libri, di solito mi annoiano e perciò non ne scrivo, però...però mi piacerebbe accennarvi ad un libro perchè mi ha acceso alcuni pensieri. Ho letto "Così è la vita. Imparare a dirsi addio" di Concita de Gregorio (libro datato 2011), parla della morte.
L'ho preso perchè non sono capace di dire addio, in realtà faccio fatica anche con un arrivederci e ad essere sincera mi stringe la gola anche quando saluto mia mamma.
Ma vivo nella città più inquinata d'Italia e uno psicologo a scuola ci ha detto che soprattutto per questo motivo dobbiamo cominciare a fare i conti con la morte. In ogni modo il libro parla della morte, ma bene, con profondità e leggerezza non so se mi spiego...fra le altre cose , fa un paragone fra la nascita e la morte. In fondo anche il parto è una fine, la fine della vita per come il bambino l'ha conosciuta, cosa ci sarà dopo la nascita? potrebbe chiedersi il piccolino cullato nella panciona, suo confine, suo orizzonte nella totalità della sua vita.
Così ho pensato.
Ho pensato che in questo passaggio da una vita all'altra vita il bimbo non è solo, c'è la fatica e la presenza della mamma. La mamma che traghetta, che accompagna per questo passaggio, purtroppo solo per questo. Ma c'è la mamma. Ci sarò io a scortarti in questo tuo nuovo inizio.
Anche se non mi sento pronta, anche se mi spiace tantissimo che sia già finito. Perchè finisce la vita nella mia panciona e finisco anch'io con la panciona. Per te ci sarà un grandissimo cambiamento, ma anche per me. Per me senza te.
E siccome faccio fatica a dire addio, faccio fatica a dire addio anche alla panza, ai calci che mi dai, al rincorrerti nei tuoi movimenti senza indovinare mai (e questa la dice lunga sul mio istinto materno) come sei messo.
A poche settimane dalla fine, sono strattonata dalla doppia personalità che ha preso dimora in me: c'è l'adolescente affamata che stila liste di cose da mangiare appena partorito:
nutella, culatello, salame di felino, pizza verace, strolghino, torta fritta, bresaola, crudo, speck, vino bianco freddo, una piadina, gelati, magnum, cornetti, bomboloni, verdura cruda non lavata, frutta non lavata...
e poi c'è la donna carica di saudage, avete presente quella malinconia da penultimo giorno di vacanza? non il giorno della partenza, quello dove si fanno i bagagli, si corre freneticamente, si saldano i debiti e si ritorna a casa.
No, parlo del giorno prima, quello in cui si scruta il panorama e si pensa "E' l'ultima volta che vedo questo cielo", e così via ad attaccare i bollini "è l'ultima volta che..." per ogni sensazione, per ogni emozione, per ogni pensiero...
E io guardo la mia panciona e mi dico che è l'ultima volta e che siamo stati un gran bene io e te in questo viaggio, un gran bene...
e per finire, supero pudori e imbarazzi e reticenze e poi ho finito i sinonimi e vi offro questo scorcio di famiglia:
Ancora mamma? ancora, mamma! Sì mamma ancora! Ancora... perchè dopo il Nanetto Svizzero è arrivato il Piccolo Anarchico... Ancora...perchè la canzoncina va cantata "ancora", il giochino va ripetuto "ancora", il suono buffo merita "ancora" di essere riproposto... Ancora...o meglio "non ancora" , che è la risposta a molte domande "Dorme tutta la notte?", "Mangia da solo?" "Parla?"...
mercoledì 3 luglio 2013
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Ma che belli tu ed i tuoi 3 ometti (sì già lo so che è bello pure Luca nel pancione!) :D
RispondiEliminaSiete meravigliosi!!!
RispondiEliminaMa come siete belli!!! E che espressioni curiose i tuoi bimbi. E che bello quello che racconti: mi hai fatto venire nostalgia...
RispondiEliminaP.S: anche senza recensione mi hai fatto venire voglia di leggerlo il libro...
Ragazze, so che mi volete bene, ma, ecco... , belli forse no...diciamo simpatici? originali? estrosi?
RispondiEliminama è tutta colpa del fotografo...