giovedì 10 maggio 2012

Allora: mi sono iscritta a un corso di fotografia. Questo perchè mi sono stufata di avere una reflex e di non capire assolutamente nulla di fotografia. Mi sono anche stufata di contemplare le foto che vedo in quasi tutti i siti e di rimanere incanta a bocca aperta, per poi cercare di ripetere le stesse foto con risultati fantozziani. E poi mi sono anche stufata di sentire il pc man che continuava a ripetermi "allora? perchè non ti iscrivi a un corso di fotografia?". E' chiaro che il corso lo devo fare io perchè lui vuole le foto belle. Quindi nei nostri album fotografici, io non ci sono mai. A meno che non consideriamo tutte le foto che mi sono fatta da sola stendendo il braccio e impugnando la macchina fotografica al contrario, che, insomma, non sono proprio foto di qualità. In ogni modo mi sono iscritta al corso di fotografia del mio comune. Corso base.
Base.
Mi aspettavo lezioni a partire dal "Come togliere il tappo dall'obbiettivo", per poi passare "Il flash: una luce automatica, non sta per piovere", qualche lezione sulla composizione "I ritratti: attenzione a non tagliare la testa", e altre amenità pratiche.
Invece si parla di cose oscure: già dalla prima lezione il tizio parlava di focale, di diaframma (ma non siamo al consultorio!), di tempi, di bilanciamento del bianco (sento un chè di razzista, non so...) ed io non capivo nulla.  Il tizio sparava numeri: "con un iso 800, consideriamo una focale alta, e poi chiaramente scegiendo un diaframma 5.2, o anche meno, consideriamo i tempi 1/6, no?"
No. O sì? Non saprei. Mi veniva molto da ridere. Gonfiavo la bocca per non scoppiare a ridere. Poi mi sono girata con gli occhi lucidi e ridanciani per vedere le reazioni degli altri.
Tutti intorno a me annuivano.
Seri e concentrati.
Così annuivo anch'io; nel frattempo, siccome la sede è la stessa del bonsai club, mi studiavo tutti i cartelloni con gli errori più diffusi nel bonsai (se non fosse che il mio pollice verde è un killer spietato, cambierei club, ma amo la natura, quindi lasciamo perdere).
Poi pian piano sto iniziando a capire, chiaramente gli altri sono anni luce avanti a me e fanno domande tecnicissime, ma qualcosa sto capendo. Lo sto capendo così bene, che mi viene voglia di trasferire certi concetti alla vita reale.
Parliamo della Macro. Di quando fai le foto ai dettagli. C'è un prato intero, ma tu vuoi guardare quel fiore. E fai la macro (in realtà se sei furbo e hai la macchinetta la metti sulla funzione con il disegnino del fiore e sei a posto): ti avvicini, apri per bene il diaframma, probabilmente fai altre cose che non ho capito quali siano, e scatti. Ecco la foto: il dettaglio è nitido e luminoso, tutto il resto è sfuocato. Così ho pensato che tanto volte vivo la mia vita facendo costantemente foto macro. Mi fermo sui dettagli, li ingrandisco, li metto in primo piano, li vedo per quello che sono, a volte pieni di difetti e di mancanze. Tutto il resto non lo considero, lo infilo dentro uno sfocato confuso. Faccio così quando sono stanca. E questo non mi aiuta.
Allora voglio fare solo grandangoli. Voglio allargare lo spazio il più possibile, fare entrare nella foto tutto il prato e magari anche le montagne dietro e un pezzetto di cielo. Perchè il grandangolo è più onesto. Perchè se nella mia vita mi fermo ad analizzare ogni dettaglio e a sfuocare il resto, vedrò spietatamente i miei errori, a volte solo quelli, e questo mi farà male, mi farà venire voglia di smetterla. Ma se allargo lo spazio, se insieme al mio errore faccio entrare anche quello che è andato bene, che ho fatto di giusto, allora la visuale cambia. E lo sfondo non è meno importante del primo piano. Se insieme alla mia rabbia per una cosa andata storta, faccio rientrare anche la soddisfazione del giorno prima, se non guardo solo i dubbi del presente, ma anche quello del passato che si sono trasformati in certezze ecco che il quadro è meno sconsolante, anzi brillano colori dimenticati, riflessi che avevo nascosto.

Quando trovo una metafora anche per il bilanciamento del bianco vi faccio sapere...







4 commenti:

  1. Sono figlia di un fotografo per passione... mi sono sposata con uno malato di fotografia... e quando dico malato dico malato... ha fatto delle mostre e tu immagina me che per rifiuto della materia non ha mai voluto imparare nulla ... ecco immagina me circondata da persone malate che parlano di cose incomprensibili... sono proprio pessima... soprattutto di fronte alle mogli degli altri malati che si erano informate e documentate...

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  2. Complimenti, hai scritto davvero un bellissimo post, che ha saputo appassionarmi e coinvolgermi! ... E ti auguro di riuscire a fare bellissimi grandangoli (metaforici e non!)!!

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    1. uao! che complimentone, adesso sono un po' imbarazzata, ecco...

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ho perso il contoooo!!!