Così è andata:
la mia famiglia (madre, padre e fratello) non si trovava in Italia al momento della mia nascita, ma erano emigrati in Brasile. Papà lavorava per una grande azienda che all'epoca era fiorente e costruiva fabbriche nel mondo e così l'hanno spedito...a Rio de Janeiro! Mia mamma, che all'epoca aveva 25 anni, fa i salti di gioia, si studia un po' di portoghese, prende il bimbo di 2 anni e mezzo e parte! Non era certo un viaggio della speranza, cioè stavano in un residence con piscina e donna di servizio, però erano comunque lontani da casa, dagli affetti, dalle tradizioni...insomma, per mantenere vivo e forte il legame coni parenti avviano una forte corrispondenza Brasile/Italia. All'epoca le telefonate non andavano un granchè (oddio mi sembra di essere nata un secolo fa! in effetti...), così lettere su lettere: brillanti, tristi, malinconiche, incoraggianti. Al ritorno mio padre ha raccolto tutte quelle spedite (si era fatto una copia il furbone!) e le ha fatte rilegare. E così c'è anche la lettera che annuncia la mia nascita e io ho sempre saputo come è andata.
So che pioveva, fortissimo e chi mio padre cercava di correre nel traffico di Rio, ma che mia madre era tranquilla.
Fino a quando non è entrata in ospedale. Lì l'equipe medica locale era abbastanza pittoresca: tutti molto paciosi, allegroni, sorridenti, mentre mia madre stringeva i denti nel travaglio. Poi decidono di farle l'epidurale, che , a quanto pare, lì era cosa già nota e applicata. Le fanno un male cane per inserirle il catetere e poi l'epidurale entra in circolo e lei non sente più niente. I medici, tranquilli, continuano le loro chiacchiere. Oddio, non è che non sente più niente, sente qualcosa, qualcosa che non riesce a definire, ma le sembra che io stia nascendo. Nel suo portoghese imparaticcio cerca di avvisare i medici, che, chiaramente le sorridono "Tranquila!" e vanno avanti a chiacchierare. Sono così certi che ci voglia tanto tempo che annunciano che vanno (tutti!) a prendersi un "cafesigno" e chiedono a mio padre se lo vuole. Escono dalla sala parto. Mia madre sente, sente senza dolore, ma sente che io ci sono e manda mio padre a richiamare i dottori. Un po' seccata torna l'ostetrica, guarda mia mamma sotto il lenzuolo e urla che si vede la testa! Ritornano i dottori di corsa, mia mamma lancia uno sguardo pieno di lacrime a mio padre: non ne avevano parlato, non lo avevano deciso...ma sì, va bene, mio padre rimane lì, le tiene la mano e nasco io.
Rileggendo quanto ho scritto, vi garantisco che mio padre scrive(va) molto, ma molto meglio!
In ogni modo questo post partecipa al contest di:
mamma è in pausa caffè
http://mammainpausacaffe.blogspot.com/2011/11/e-nato-il-contest-di-mamma-e-in-pausa.html |
Meno male che non sono l'unica che si tiene le brutte copie (ormai non più)delle lettere scritte. Pensavo di essere un pò megalomane! Invece questa "raccolta di memorie" di tuo padre dev'essere qualcosa di eccezionale!
RispondiEliminaPovera mamma in mano a questi "tranquili" e gioviali dottori O.o
Forse per questo ha lanciato quel SOS con gli occhi!
Ma quanto tempo sei rimasta poi in brasile? (donnacuriosa ;P !!!)
ps: se ce l'hai a portata di mano, potresti trascrivere la lettera di tuo padre (come ha fatto LeParoleVerranno). Non pensare che io voglia le prove, no!
RispondiEliminaMa sarebbe bello avere almeno un uomo partecipante! :)
Ciao, che bella storia!
RispondiEliminaun cafesigno
ah ah ah
:)